mercoledì 18 maggio 2016

Svelato l'arcano!

Chi mi conosce sa che se mi si insinua dentro un'idea non mollo la presa finchè non ho provato a metterla in atto. Chiamatela ostinazione, patologia infantile di inventare l'ignoto o, come la definisco io, tentare per non avere rimorsi un domani, se il mondo è un mare, un tuffo me lo faccio.
E il tuffo è quel che già qualcuno su instagram ha visto: la ceramica. Venendo da un territorio dove quest'arte è radicata nella tradizione forse l'argilla dovrebbe essermi venuta tra le mani prima ma, in tutta franchezza, dopo un'infanzia in cui ho imparato a modellarla seguendo una zia acquisita che lavorava per una ditta, l'ho sempre schifata. Mi piaceva il pongo, ma solo per il profumino di mela verde che aveva; il DAS era piacevole ma tempo tre secondi era secco più del Po in tempi di siccità e mi dava noia; l'argilla, eccetto la parentesi "zia", rimava con i servizi simil settecenteschi per cui la mia terra è famosa. Pertanto no, alla ceramica non mi sarei avvicinata manco morta. E invece son pensieri che mi son rimangiata ma che hanno avuto un gusto estremamente piacevole: lavorare la ceramica è rilassante, catartico, all'apparenza semplice ma piena di segreti, di silenzi pazienti che si svelano a poco a poco. Mentre sono in laboratorio a modellare mi viene spontaneo di pensare di sbatacchiare il panetto d'argilla sul muro anzichè sul tavolo, così, per vedere se si attacca. Lo stesso effetto me lo fa la frittata: sono l'unica che ogni tanto fissa il soffitto chiedendosi se, in un raptus da cuoca, dando un buono slancio alla padella, rischia di vedersi le uova spiaccicate sopra la testa? In entrambi i casi mi passa la voglia quasi subito: il soffitto l'ho tinteggiato da poco, il muro del laboratorio pure per cui... restiamo nel dubbio!
Ritornando a noi, non so se e quanto durerà questo benessere da impastamento anti-stress: alcuni vedrebbero la fine di questo momento come una forma di incostanza, io, al contrario, credo che come ogni forma di espressione artistica viva di spazi temporali densi e vitali che si consumano quando quello che portavano con loro è esaurito. Possono ripresentarsi di lì a poco, a distanza di anni, non presentarsi più o rivivere sotto altre forme, coniugando se stessi con qualcosa di diverso e, spesso, inatteso. Per ora posso dire solo questo con la massima onestà possibile: occuparmi di ceramica mi dà soddisfazione e voglio andare avanti. Finisse domani o continuasse nel tempo, mi nutro di essa fino all'ultima goccia.

Avoiding the people' sufferings

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